L’alpaca è un animale preda e in quanto tale è schivo e timido, salvo poi essere curioso delle novità, avvicinandosi ai visitatori per poi darsi alla fuga al minimo movimento. E’ un animale gregario per cui sta costantemente in contatto con il gregge. Per questi motivi, se non addestrato a tale scopo, non ama essere toccato, abbracciato e condotto alla cavezza.
Sa divertirsi con gli altri individui correndo o giocando alla lotta se sono giovani.
No non è pericoloso, o almeno in condizioni di normale allevamento non lo è, è come detto timido e tranquillo.
Ci sono casi però che portano fortemente al rischio di dover gestire animali divenuti pericolosi e questo succede principalmente perché è venuto meno il tabù dell’uomo come elemento predatore.
Un alpaca cresciuto con il costante contatto umano, sottoposto fin dalla nascita ad abbracci, coccole, magari perché richiesto dalla necessità di allattare artificialmente e quindi da una maggiore e costante vicinanza, tenderà a non aver più “timore” dell’uomo, bensì si sentirà più forte proprio perché lui, animale preda è riuscito a toccare il predatore, da piccolo giocherà con l’uomo, come un gatto o un cagnolino, ma questa percezione gli dà troppa sicurezza di sé e una volta cresciuto continuerà a comportarsi nello stesso modo, cercando il contatto o cercando di giocare alla lotta con l’uomo, ma a questo punto, se stiamo parlando di un maschio, la forza dei suoi 90kg diventa pericolosa. Arrivata la maturità sessuale poi potrà diventare aggressivo e territoriale, aggredendo non solo gli altri alpaca, ma anche l’uomo che lo ha cresciuto. In questi casi siamo di fronte ad una “berserk male syndrome“, attitudine che non potrà mai regredire ed infatti purtroppo unica via di uscita risulta essere l’abbattimento dell’animale. Per evitare che tutto ciò accada è buona norma, in caso di allattamento artificiale, farlo sempre all’interno del gregge senza mai isolare il piccolo.
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